L’importanza e gli effetti potenziali della musica nel trattamento dei casi di demenza e lievi di Alzheimer sono noti da tempo.

L’incidenza della demenza nella terza età è in continuo incremento. Ogni venti anni il numero di casi raddoppia. Il tipo più comune di questa malattia è l’Alzheimer (AD). Purtroppo, solo la metà dei pazienti vengono diagnosticati e solo un terzo di questi ricevono un trattamento. Spesso depressione e ansia sono i primi effetti di questa malattia. La letteratura musicoterapica conferma gli effetti positivi della musicoterapia su ansia e depressione, comunemente associate ai pazienti affetti da Alzheimer.

La musica è uno stimolo uditivo articolato in maniera complessa. Molti processi percettivi si svolgono contemporaneamente in diverse aree cerebrali. Il cervello così elabora la musica in maniera gerarchica e distribuita. In questa complessità la musica coinvolge il lobo temporale destro, indispensabile per riconoscere ed eseguire le melodie, e il lobo temporale sinistro, da cui dipendono l’elaborazione del linguaggio musicale, ma anche la scrittura, la composizione e l’esecuzione della musica.

Le attività e la soggettività sono il canovaccio di questa attività.

Le canzoni che conosciamo ci aiutano ad attivare la  memoria, il ragionamento, il pensiero e riorganizziamo lo spazio e il tempo. Una musica personalizzata in base alle esperienze personali può stimolare la memoria del paziente evocando risposte emotive.

Le esperienze musicali sono utili per dar forza al linguaggio e a quella soggettività che si allontana giorno dopo giorno. Pratiche integrate di musicoterapia ci aiutano a controllare l’aggressività, a tenere in esercizio il corpo, attenuare il disorientamento e agevolare la gestione dello spazio. Si suona insieme e si organizzano attività per contenere i cambiamenti di umore, la depressione, gli stati di confusione e mantenere dei contatti motivanti con l’ambiente. L’obiettivo è quello di protrarre nel tempo la propria autonomia e conservare quelle funzioni tuttora attive con l’ausilio della musica.

In questa attività l’alleanza necessaria per sviluppare le abilità comunicative da utilizzare in società ed allargare il repertorio di interessi e attività sono la base di partenza.

Nella terza età, come citato prima, si possono presentare stati d’ansia che risultano essere molto comuni e non solo legata alla demenza. L’ansia è una risposta ad una minaccia o un pericolo percepito. Essa riflette una combinazione di cambiamenti nel corpo, nella memoria, e nella situazione sociale.

L’irrequietezza motoria si associa frequentemente a sentimenti d’ansia molto accentuata e spesso somatizzata, a timori ipocondriaci con l’ossessione della paura della morte, a contenuti depressivi relativi alla disabilità e alla perdita di autonomia e a idee deliranti centrate sulla convinzione di essere vittima di furti, tradimenti o maltrattamenti.

Nello stesso tempo ci può essere anche l’esordio depressivo che può verificarsi in età senile. La depressione a insorgenza tardiva è differente rispetto alla patologia depressiva a insorgenza precoce. I sintomi possono essere caratterizzati da episodi di agitazione, da disturbi gastrointestinali di natura somatica, facile affaticamento e da alterazioni cognitive che, in alcuni casi, evolvono in forme di demenza. Più sporadica è la presenza di stati di tristezza.

Modelli e tecniche di musicoterapia che hanno il carattere della motivazione, della piacevolezza, della leggerezza sono adeguati alle capacità della persona che frequentano il laboratorio.

Il trattamento può essere individuale sia in studio che a domicilio o di gruppo in studio o in residenze.